Autore Topic: Il dolce sapore del cielo  (Letto 5225 volte)

prometeo

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Il dolce sapore del cielo
« il: Febbraio 01, 2012, 14:05:14 pm »
I “pugilatori a pagamento “ ed i fatti con la testa dura.
Negli anni 90 del secolo scorso  si dibatteva molto sullo sblocco del mercato del lavoro in entrata, che, secondo “i pugilatori a pagamento”, economisti, giornalisti, politici, individui del sindacato al servizio del profitto, bloccava lo sviluppo dell’occupazione. Tra la fine di quel decennio e l’inizio del nuovo secolo abbiamo visto l’ufficio di collocamento perdere la sua funzione, crescere innumerevoli agenzie interinali, nuove forme di caporalato, affacciarsi nella legislatura del lavoro nuove tipologie di contratti, nel nome della flessibilità, che certificavano una precarietà diffusa.
Queste novità, unite alla storica realtà di stipendi bassi del capitalismo italiano,  miravano, in ultima istanza, a rendere competitive le merci italiane di quei settori maturi, tessile, calzaturiero, che si trovavano a competere con le produzioni dei Paesi in via di sviluppo, non potendo l’Italia concorrere, se non in rari casi, nei settori a più alto contenuto tecnologico, ormai inesistenti nel “bel Paese”.
Con l’affacciarsi del nuovo decennio quella scelta politico-economica, che ottimi risultati ha prodotto per il profitto e misere realtà per i lavoratori, nonostante le roboanti promesse elettorali dei governanti, non dimostra di poter essere efficace per affrontare il futuro del capitalismo italiano.
S’impongono nuove decisioni che portino l’Italia ad essere appetibile negl’investimenti esteri. Il coniglio del governo Monti, degna prosecuzione del gabinetto di Berlusconi-Bossi  è rendere facili i licenziamenti, che si uniscono ad una contrattazione aziendale ed a norme di leggi a favore delle imprese.
Il governo, dopo aver allungato l’età pensionabile, ricordiamo che le pensioni sono frutto dei versamenti dei lavoratori e delle aziende e non di regalie dello Stato, vuole in sintesi rendere facili i licenziamenti, ponendo come scusa la volontà di venire incontro alle nuove generazioni. Anche sulle pensioni si è usata questa ideologia, ma basta essere minimamente dotati d’intelligenza per comprendere che non si avvantaggiano i giovani mandando i padri ed i nonni in pensione più tardi, ammesso che ci arrivino, e rendendo più accessibili i licenziamenti.
L’Ocse nei giorni scorsi ha certificato  che  il grado di licenziabilità in Italia ( indice1.77)  è al di sotto della media  mondiale (2.11). Nei Paesi in cui è più difficile licenziare vi è la Germania (3.0) e i Paesi del Nord Europa. Nella stessa Cina, con una legge del 2008,  i licenziamenti  possono avvenire solo se vi è un giustificato motivo e  sono vietati se un lavoratore è dipendente  da almeno 15 anni nella stessa azienda e gli manchino meno di 5 anni alla pensione.
Il WIRU( World investement report unctad) calcola che gl’investimenti internazionali, nel triennio 2008-2010, siano andati all’Europa per 1138 miliardi di dollari, per 686 agli U.s.a.,  per 1039 all’intera Asia, Cina ed India comprese.
Degl’investimenti nel vecchio continente solo 18 miliardi sono andati all’Italia, 132 in Francia, 112 in Spagna, 90 in Germania, 228 in Belgio, 208 in UK, 52, in  Svezia, 40 in Polonia.
Questi dati dimostrano  che non è vero che i capitali vadano dove vi siano poche regole, bassi costi e mercati in espansione.
Chi investe chiede bassa pressione fiscale, certezza del diritto, di non dover sottostare a criteri corruttivi e malavitosi, trasparenza nel rapporto con lo Stato, mercato dei capitali e sistema bancario efficiente. Desidera anche flessibilità nel lavoro, ma non realtà da padroni delle ferriere, proprio di un capitalismo arretrato.
Non dimentichiamo che in Germania, la locomotiva d’Europa, gli stipendi sono il doppio di quelli italiani, gli aumenti contrattuali sono stati sostanziosi, negli ultimi anni le imprese si sono accollati gli eventuali esuberi, c’è il reddito minimo garantito e la legge prevede  che il licenziamento senza giusta causa sia illegittimo e debba essere risarcito con il reintegro sul posto di lavoro.
E allora di cosa parla la Fornero? In Italia per le aziende al di sotto dei 15 dipendenti non esiste l’art. 18. Anche in queste realtà si assume per il 70% con contratti precari e non con contratti stabili. Inoltre non risulta che sia cresciuta l’occupazione.
Poter licenziare per poter aumentare l’occupazione è una balla colossale, che solo chi è dotato di pochezza intellettiva può trangugiare. Certo il fatto che in passato altre balle di questo tipo siano state bevute, tipo quella di abolire la scala mobile per difendere il poter d’acquisto dei salari, dimostra che la propaganda de “i pugilatori a pagamento” ottiene risultati.
Rendere facili i licenziamenti serve solo a poter assoggettare ancora di più i lavoratori alla schiavitù del profitto e a fare loro accettare qualsiasi condizione pur di sopravvivere.  Il governo Monti, al servizio del profitto, fa solo fumo quando deve toccare altre classi, vedi evasione ed elusione fiscale e contributiva, cuoce l’arrosto colpendo i lavoratori ed i pensionati.
E’ sempre più chiaro per chi voglia prendere coscienza della realtà e non vivere nel mondo dei balocchi che questo sistema non è per l’essere umano, ma contro lo sviluppo spirituale, materiale ed intellettuale del genere umano.
“Per trasformare la proprietà privata e spezzettata, oggetto del lavoro individuale, in proprietà capitalista, occorsero naturalmente più tempo, sforzi e sofferenze di quanto non ne esigerà la metamorfosi in proprietà sociale della proprietà capitalista, che di fatto si basa già su un modo di produzione collettivo.
Là si trattava della espropriazione della massa da parte di alcuni espropriatori; qui si tratta dell’espropriazione di alcuni usurpatori da parte della massa.”
K- Marx
Il futuro è in una società senza classi!

Giò

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #1 il: Febbraio 01, 2012, 18:06:02 pm »
Ciao Prometeo, non ho compreso questa frase:



 Il coniglio del governo Monti, degna prosecuzione del gabinetto .....ecc.ecc.

Quel coniglio è un errore di battitura o una metafora ?X    CIAOX CIAOX

Gianni

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #2 il: Febbraio 04, 2012, 19:14:36 pm »
A quanto pare a Prometeo non piace discutere ...  benedit)

Giò

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #3 il: Febbraio 04, 2012, 20:11:40 pm »
L'avevo capito Gianni, ma ho voluto provare ancora !!X

prometeo

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #4 il: Giugno 08, 2012, 05:53:10 am »
La fine delle illusioni del capitalismo.
Il capitalismo nelle sue varie forme sta facendo strage delle illusioni seminate da se stesso con i suoi “pugilatori a pagamento” pseudo esperti economici, politici, sindacali, informativi, religiosi. Il mondo di pace, di benessere totale, di uguaglianza, fratellanza, libertà propagandato si rivela ogni giorno di più una realtà di guerre senza e con le armi, di  miseria, di disuguaglianza, di disunione, di asservimento. I ricchi, pochi, divengono sempre più ricchi, ed i poveri, tanti, sempre più poveri. Miliardi di persone, anche nei Paesi, cosiddetti sviluppati, soffrono la povertà e la fame. Il capitalismo nello sviluppo storico delle forze produttive e dell’umanità ha terminata la sua spinta propulsiva ed è divenuto freno alla crescita del genere umano. “ Ci si prostra dinnanzi a nomi vuoti e si nega la realtà, ci si chiude gli occhi di fronte ad essa, ci si rifiuta di riconoscere quel che esiste realmente, quel che si è prodotto con le proprie mani; si mente a se stessi e si adopera un linguaggio convenzionale di categorie fittizie, ciascuna delle quali è una diffamazione della realtà, ci si aggrappa angosciosamente a vuote astrazioni per non dover confessare a se stessi  che nella vita e nella prassi le cose stanno ben diversamente.” Tutte le Costituzioni borghesi, tutte le “dichiarazioni” e tutta l’opinione pubblica costituzionale non sono altro che una grande menzogna, che viene confermata e occultata sempre di nuovo da una quantità di altre menzogne minori allorchè essa si rivela qua e là nella sua vera natura con troppa chiarezza. E persino quando ci si convince che tutti questi artifizi non sono che vane falsità e finzioni ci si ostina a non volersene distaccare, anzi ci si aggrappa ad esse più saldamente che mai affinchè quelle parole vuote, quelle lettere messe insieme senza criterio non si dissolvano, poiché queste parole sono appunto i cardini del mondo capitalistico e, se crollassero, il sistema rovinerebbe nello sfacelo e sarebbe nudo di fronte agli occhi dell’umanità. Bisogna nella coscienza economica, sociale, politica sgombrare il campo dalle ideologie e dalle falsità e soffermarsi sulla realtà. Essa vede massacrare il diritto di ogni essere umano a vivere con dignità ed a soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali in nome del profitto del capitale, il vero dio dell’universo. E’ necessario comprendere che lo scontro è tra produzione per la produzione, e quindi per il profitto, e produzione per il consumo, e di conseguenza per le necessità del genere umano. Qualsiasi essere umano, partito politico, sindacato che non si pone l’obiettivo di una nuova realtà economico-sociale nel senso del superamento del profitto non sarà mai per il bene comune, ma per l’interesse di singole categorie sociali. Accettare l’ottica del profitto è ammettere le disuguaglianze sociali, il conflitto sociale, l’asservimento di chi per vivere è costretto a vendere le proprie braccia ed il proprio cervello. Per questi ultimi vuol dire vivere in una dimensione sociale ove il presente ed il futuro, costante, sia incerto sempre, la libertà una parola vuota, come l’uguaglianza, la fratellanza, la giustizia. “Il concetto della proprietà privata ci ha reso talmente ottusi e limitati che un oggetto è nostro solo quando l’abbiamo, quando, dunque, esiste per noi come capitale, o è immediatamente posseduto, mangiato, bevuto portato nel nostro corpo, abitato, in breve utilizzato. Sebbene la proprietà privata comprenda tutte queste immediate realizzazioni del possesso soltanto come mezzi di vita, la vita, cui servono come mezzi, è la vita della proprietà privata, il lavoro e la capitalizzazione. Tutti i sensi, fisici e spirituali, sono stati quindi sostituiti dalla semplice alienazione di essi tutti, dal senso dell’avere. A questa assoluta povertà doveva ridursi l’essere umano per produrre alla luce la sua intima ricchezza…” Il concetto dell’avere è patrimonio di tanti esseri umani nel capitalismo, anche quando, in maggioranza, non hanno.  La produzione per il consumo porta tutti ad avere tutto. Ogni cosa disponibile per il benessere di ogni persona. Non esiste più il pensiero di avere, ma si ha. In questo modo si ha l’emancipazione di tutti i sensi umani e di tutte le qualità umane.” L’essere umano si appropria così della sua essenza universale in maniera universale, dunque in quanto uomo totale. Ognuno dei suoi umani rapporti col mondo, il vedere, l’udire, il sentire, il volere, l’agire, il toccare, il pensare, l’intuire, l’odorare, il gustare, l’amare, in breve tutti gli organi della sua individualità, come organi che, nella loro forma, sono immediatamente organi sociali, sono, nel loro comportamento oggettivo, ossia nel loro rapporto all’oggetto, l’appropriazione della realtà umana, il loro rapporto all’oggetto è la manifestazione della realtà umana.”
“Il comunismo in quanto soppressione effettiva della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo’ e però in quanto tale appropriazione dell’umana essenza da parte dell’uomo e per l’uomo; e in quanto ritorno completo, consapevole, compiuto conservando tutta la ricchezza dello sviluppo precedente , dell’uomo per se quale uomo sociale, cioè uomo umano. Questo comunismo è in quanto compiuto naturalismo, umanismo. Esso è la verace soluzione del contrasto dell’uomo con la natura e con l’uomo, la  verace soluzione del conflitto tra essenza ed esistenza, fra oggettivazione ed affermazione soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il risolto enigma della storia e si sa come tale soluzione.”
K. Marx

prometeo

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #5 il: Settembre 07, 2012, 11:11:45 am »
Il futuro è nelle nostre mani!
Ogni giorno che passa vede peggiorare le condizioni di vita di coloro che per vivere devono vendere la propria forza lavoro. Ogni luogo di lavoro somiglia sempre più ad una caserma. I diritti acquisiti con dure lotte vengono vanificati. Gli stipendi sono sempre più magri. La disoccupazione cresce ed ha raggiunto livelli altissimi. Questa realtà drammatica per milioni di esseri umani non è al primo posto nell’agenda dei governanti, al di là degli spot pubblicitari. L’azione dei “comitati d’affari della borghesia” è mirata in primo luogo al salvataggio delle banche e quindi dei profitti, portando come conseguenze ancora più sfruttamento e più miseria. La forma democratica, vendutaci come la migliore per realizzare la soddisfazione dei bisogni umani, si rivela ogni giorno di più un inganno e coerente solamente con l’ottica del profitto. Sorgono nuovi “profeti” politici, che si scagliano contro i vecchi. Nessuno di essi osa mettere in discussione il modo di produzione capitalistico, vera causa della realtà drammatica di milioni di esseri umani. Sono essi stessi il prodotto di nuovi inganni per chi spera in una vita migliore.
Il nodo non è tra Tizio, Caio, Sempronio o tra chi abbaia alla luna o alle stelle, ma tra produzione per la produzione, capitalismo, e produzione per il consumo. Tutti coloro che non mettono in discussione l’attuale sistema sono tutti vecchi e non porteranno nulla di nuovo per il genere umano, ma continueranno ad essere servitori di una dimensione di sfruttamento.
“I rapporti sociali sono intimamente connessi alle forze produttive. Impadronendosi di nuove forze produttive, gli uomini cambiano il loro modo di produzione, la maniera di guadagnarsi la vita, cambiano tutti i rapporti sociali… Quegli stessi uomini che stabiliscono i rapporti sociali conformemente  alla loro produttività materiale, producono anche i principi, le idee, le categorie, conformemente ai loro rapporti sociali”
Marx
Chi parla di “eterne e naturali istituzioni” della società borghese, come gli economisti, è paragonabile ai teologi , per i quali la propria religione è una rivelazione di Dio, mentre ogni altra religione è un’invenzione umana.
La disoccupazione, la povertà, le disuguaglianze sono condizioni necessarie della vita nel capitalismo, poiché da esse viene determinato il profitto del capitale. Questa realtà non è riformabile lasciando intatto il modo di produzione. Chi dice il contrario o ignora la realtà o è in malafede, sapendo di esserlo. Il sistema economico non è un’ insieme di astratti ragionamenti, ma un complesso di fatti. Chi parla di riformare, lasciando intatto il sistema di produzione, che la classe dominante si è costruito, attraverso i secoli, con fatica, con la violenza, con l’astuzia, con l’ingegno, con la scienza, l’attuale realtà economico-sociale per far posto ad una maggiore giustizia sociale, ad una più presente uguaglianza, ad un’avvertita libertà, magari nel rispetto dell’ambiente, è preda dell’assurdo.
Chiedere allo Stato borghese, scudo del sistema, di garantire tutte le classi sociali è cadere nell’illogico. La storia non ammette l’errata corrige senza fondamentale mutazione della struttura elementare e generale della società stessa.
Dobbiamo convincerci che l’unico modo per avere la possibilità di vivere la vita in tutta la sua bellezza è nel superamento del capitalismo e del suo modo di produzione.
E’ vero. I partiti borghesi sono tutti uguali, poiché tutti sono a difesa dello “status  quo” e del profitto, aiutati dalla burocrazia sindacale e da ideologie di ogni tipo. Questo non vuol dire però che nulla si può fare. Ci si può e si deve lavorare per organizzarsi per lottare oggi per la difesa minima degl’interessi della classe lavoratrice, domani per instaurare un “mondo nuovo”, in cui la produzione sia per il benessere di tutti e non di pochi.


prometeo

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #6 il: Settembre 17, 2012, 16:02:53 pm »
Il sorriso in bocca e il serpente tra le mani.

Il profitto nel capitalismo è determinato da una quota del lavoro non pagata al produttore. E’ il plusvalore. Il lavoro è creatore di valore e la forza lavorativa ha la proprietà di generare valore. La forza lavoro dell’essere umano diventa una merce. Il lavoratore vende la sua forza lavoro al proprietario della terra, della fabbrica, degli strumenti di produzione. Nella produzione di beni chi lavora impiega una parte della giornata per coprire le spese del suo mantenimento ( il salario), l’altra parte la lavora gratuitamente, creando il plusvalore, fonte del profitto, fonte della ricchezza dei capitalisti. Costoro comprano la forza lavoro ed acquisiscono il diritto di consumarla, ossia di obbligarla a lavorare per esempio per otto ore. In quattro ore (tempo di lavoro necessario) il lavoratore produce un prodotto bastante per le sue spese di mantenimento, nelle rimanenti crea un prodotto supplementare, non pagato, ossia il plusvalore. L’aumento del plusvalore è possibile grazie a due metodi fondamentali: il prolungamento della giornata lavorativa ( plusvalore assoluto) e la riduzione della giornata di lavoro necessaria ( plusvalore relativo).Nell’analisi della produzione del plusvalore relativo vi sono tre fasi storiche basilari nell’aumento della produttività del lavoro da parte del capitalismo: cooperazione semplice, divisione del lavoro e manifattura, macchine e grande industria.  Questa realtà determina i rapporti di produzione e le classi sociali, che realisticamente vengono ad avere interessi distinti e contrapposti, che solo la massiccia propaganda ideologica della classe dominante, con l’aiuto delle credenze religiose, tende a nascondere. Nell’attuale situazione, per esempio, si cerca di propagandare che “bisogna salvare l’Italia”: In Portogallo, in Grecia, in Irlanda, in Spagna diranno la stessa cosa. Ma quale Italia? Quale Grecia? Quale Portogallo? Quale Irlanda? Quale Spagna? Quella del profitto e della rendita, di cui le banche sono un centro importante. Non certamente quella del salario e dei produttori. In questi anni sono stati dati alle banche migliaia di miliardi di euro e dollari. Per chi perde il lavoro o è disoccupato spesso non ci sono neanche le briciole. La volontà ultima del governo dei professori banchieri è quella di alzare la produttività aumentando l’orario di lavoro  a costo zero. Questo obiettivo va nella direzione di elevare il livello di estrazione di plusvalore e di sfruttare ulteriormente i lavoratori, senza toccare i privilegi della rendita e quindi dell’evasione ed elusione fiscale, della corruzione, del lavoro nero. D’altronde in questi mesi dell’ultimo governo, al di là della propaganda, si è andati con l’accetta solo contro i lavoratori ed i pensionati. Per le altre categorie nulla è cambiato. Si vuole aumentare l’orario di lavoro, dopo aver elevato l’età pensionabile, e ci si riempie la bocca di pseudo misure per la lotta alla disoccupazione, specialmente giovanile, facendo tornare indietro negli anni anche i cinquantenni ed i sessantenni. Questi signori hanno “il sorriso sulla bocca ed il serpente tra le mani”. Si dimentica che la minor crescita della produttività italiana, che in valore assoluto è tra i primi posti nel mondo, è dipesa e dipende  in primo luogo dalle piccole dimensioni delle unità produttive, dallo scarso livello tecnologico delle stesse e delle produzioni e dalla legalità. Non ci si piega altrimenti come il salario medio di un lavoratore tedesco sia più che il doppio del collega italiano e la produttività della Germania sia superiore.  Voglio ancora ricordare che le ore lavorate in Italia sono superiori a quelle della Germania ed hanno una posizione primaria nella classifica mondiale. Al contrario in Italia vi sono piccoli negozi pari alla totalità della Francia e della Germania, vi sono il doppio dei distributori di benzina, vi sono meno taxi, vi sono innumerevoli leggi, vi è più corruzione, più evasione fiscale e contributiva. La spesa pubblica, finanziata per il 90% dai lavoratori dipendenti e pensionati , per la sanità è più bassa degli altri Paesi industrializzati, così pure la spesa per l’istruzione e per le pensioni, che hanno sempre visto in attivo la cassa dei lavoratori dipendenti. In Italia sulle spalle dei lavoratori vi è il profitto e tanta rendita, che solo lo storico livello dei salari bassi fa sì che la realtà non muti. Il governo dei professori banchieri non ha sciolto i nodi storici del capitalismo italiano. Come i governi precedenti ha operato per aumentare il plusvalore estratto, senza toccare le palle al piede del sistema italiano. Difatti, nonostante le manovre, la spesa pubblica è aumentata. Voler aumentare l’orario di lavoro ha un solo obiettivo: incrementare il plusvalore estratto. In questo modo il profitto e la rendita, nonostante la congiuntura negativa potranno continuare a vivere bene. E’ un ulteriore modo, dopo la riforma delle pensioni, per accrescere i disoccupati di qualsiasi età, al di là della propaganda e delle illusioni propinate dal governo, dai partiti, dai novelli demagoghi, dai mass-media. D’altronde “l’esercito di riserva” dei disoccupati è un cardine del sistema per tenere basso il salario e negare qualsiasi diritto, anche quello della salute, vedi Ilva. Se si vuole lottare per l’occupazione bisogna porsi come obiettivo la riduzione dell’orario di lavoro, che significherebbe meno plusvalore estratto e che porterebbe ad una riduzione di parte del profitto elargito alla rendita. Se si vuole garantire un minimo di qualità della vita a tutti, bisogna lottare per il reddito minimo, già presente in Francia e Germania, ove è, addirittura, superiore in quantità al salario italiano.  I sindacati, diretti da individui collegati agl’interessi dei partiti, come sempre, faranno finta di opporsi e poi svenderanno gl’interessi dei lavoratori per il bene del Paese. Ma quale Paese? Quello del profitto e della rendita. D’altronde  il loro ruolo è di “governare” il malessere, fare i pompieri del capitalismo. Solo un sindacato di classe farebbe gl’interessi dei lavoratori. E’ chiaro che, se non si è per il superamento dei rapporti di produzione e delle classi, che i demagoghi siano vecchi o giovani fa poca differenza per chi è costretto a vendere la propria forza lavoro.
L’emancipazione delle classi lavoratrici deve essere effettuata dalle stesse classi lavoratrici!
“Ciò che conta non è che cosa questo o quel proletariato, o anche tutto il proletariato, si rappresenta temporaneamente  come fine. Ciò che conta è che cosa esso è e che cosa esso sarà costretto storicamente a fare in conformità a questo suo essere…
Se l’uomo è formato dalle circostanze, si devono rendere umane le circostanze. Se l’uomo è sociale per natura, egli sviluppa la sua vera natura solo nella società, e la potenza della sua natura deve trovare la sua misura non nella potenza dell’individuo singolo, ma nella potenza della società”
Marx

prometeo

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Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #7 il: Ottobre 03, 2012, 09:29:42 am »
Politica ed antipolitica: una farsa per turlupinare i cittadini.
Si parla da alcuni anni tanto di politica ed antipolitica. Si presentano realtà inesistenti e vuote per ingannare ancora una volta i cittadini e perpetrare il dominio delle classi dominanti. La politica è l’azione per la difesa dei propri interessi di classe ed il capitale ha tutti i partiti parlamentari ed anche non parlamentari, insieme a i mass-media ed ad organizzazioni religiose, che portano avanti il suo tornaconto, camuffandolo per interessi generali. Chi fosse contro questa politica dovrebbe essere, di conseguenza, contro il sistema attuale e per il superamento delle divisioni in classe. Non è così. I cosiddetti “antipolitici” e “ rottamatori vari” propongono, giocando sulla legittima indignazione per realtà delinquenziali e corruttive, la prosecuzione del sistema capitalistico, che sia nella forma democratica, cosa poi ci sia di democratico nell’avere il governo dei professori banchieri qualcuno dovrebbe spiegarlo, sia nella forma dittatoriale perpetra un unico obiettivo: il profitto, l’estrazione di plusvalore, la divisione in classi, i bassi salari, la disoccupazione, la miseria, la povertà e la realtà di vita non vissuta per miliardi di esseri umani. In tanti casi gli antipolitici propongono o fandonie o frontiere peggiori di quelle presenti. E’ una farsa! E’ un modo per allontanare i cittadini dalla comprensione che il nocciolo del problema è nell’essenza della dimensione socio-economica in cui viviamo. E’ nei rapporti di produzione! Se non si superano questi, nulla potrà cambiare.
“Noi vogliamo cambiare il mondo, per questo siamo qui. Ne’ più ricchi né più poveri, ma un mondo di eguali. Noi vogliamo un mondo d’amore, di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, un mondo dove la vita sia bella da vivere, perché non più sottomessi al bisogno, alla sopravvivenza. E lo faremo!
Lo faremo, e niente e nessuno ci  potrà fermare. Le decisioni che il nuovo governo prenderà subito saranno le seguenti.
La revocabilità degli eletti a qualsiasi livello in qualsiasi momento, nel caso i suoi elettori lo ritengano necessario.
Stipendio per gli eletti, a qualsiasi livello, di duemila euro al mese adeguabili, nel caso di minor potere d’acquisto, ogni due mesi, così come per ogni altro lavoratore.
Abolizione delle tasse, poiché l’amministrazione statale provvederà alla sua funzione e alla gestione della sanità gratuita per tutti, alla gestione della scuola gratuita per tutti, alla gestione di strade ed autostrade gratuite per tutti, e a qualsiasi incombenza utile per la vita dei  cittadini, con una percentuale sui risultati di produzione.
Le pensioni dovranno essere pari agli stipendi e l’età pensionabile sarà: cinquant’anni per le donne e cinquantacinque per gli uomini. Anch’esse saranno finanziate con una percentuale dei risultati del lavoro sociale.
La partecipazione all’attività produttiva non potrà iniziarsi prima del compimento di diciotto anni. Durante l’attività produttiva tutti dovranno seguire corsi di conoscenza di due ore al giorno, dal lunedì al venerdì. L’attività lavorativa non potrà superare le sei ore giornaliere, dal lunedì al venerdì. Il lavoro al sabato e alla domenica sarà consentito solo ove veramente necessario per l’interesse della società o delle persone, per esempio la sanità, i trasporti, e alcune attività ricreative.
Dobbiamo capovolgere la centralità dell’attività sociale, non più il profitto, il business, il denaro, ma l’essere umano, il suo benessere fisico e psichico.
Tutti devono partecipare al processo produttivo…
Tutti devono avere una casa…
Tutte le aziende saranno di  proprietà sociale…
Ogni carica è elettiva e revocabile in qualsiasi momento. La nostra deve essere una vera democrazia dove il popolo governa.
Noi siamo per la conoscenza, ma lasceremo che ognuno possa esprimere le sue credenze religiose, trattandole come faccende private.
Ognuno sarà libero di vivere come vuole e con chi vuole…
Tutto ciò che divide deve essere cancellato dalla nostra realtà, mentre dobbiamo costruire sempre più elementi di partecipazione, di unione, di interessi comuni tra tutti noi, affinchè i nostri sguardi siano pieni d’amore verso il nostro prossimo.
Tutti devono sapere e rendersi conto che il mondo è cambiato, che “un nuovo mondo” è sorto e cammina spedito verso la felicità terrena, unica e sola conquistabile dagli esseri umani.”

“Il caldo respiro della speranza”
Giuseppe Calocero

Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana era realtà.
Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente.Tanto era forte il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo.
Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso.
Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa;
che tante persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame ;
che i bambini morissero per mancanza di cibo.
Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre;
che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia dell’umanità;
che un liquido brutto e nero fosse così importante.
Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire in televisione, sui giornali;
che le persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva ai loro interessi;
che un organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto;
che si nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza;
che un malato dovesse pagare per essere curato;
che la scuola non insegnasse sapere, ma ideologie;
che un laureato non trovasse occupazione;
che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti;
che l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del guadagno e nascondesse la verità;
che chi produceva era povero e chi non produceva era ricco;
che si andasse in pensione, orma,i vecchi e , dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti;
che non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona;
che chi praticasse lo sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro;
che la donna non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa;
che si dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi.
Non riuscivano ad immaginare che ci fossero le armi;
che ci fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie;
che ci fossero le banche, le assicurazioni.
Non riuscivano ad immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per gl’interessi di comitati d’affare e, anche, di bande di criminali.
Non riuscivano ad immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione.
I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! “

“Il dolce sapore del cielo”
di   Giuseppe Calocero

Se ci ponessimo gli obiettivi de “Il caldo respiro della speranza” potremmo un giorno anche noi meravigliarci, come i nati della nuova epoca, che una realtà, come quella che stiamo vivendo, sia mai esistita.


Buonalettura - Comunità

Re:Il dolce sapore del cielo
« Risposta #7 il: Ottobre 03, 2012, 09:29:42 am »

 

Forum Buonalettura archivio   http://buonalettura.org/forum/