Rispettabile pubblico... No; rispettabile pubblico, no; pubblico semplicemente e non perché l’autore non consideri il pubblico rispettabile, anzi; solo che dietro questa parola c’è come un lieve tremore di paura e una specie di supplica affinché l’auditorio si mostri generoso con la mimica degli attori e l’artificio del congegno. Il poeta non chiede benevolenza, bensì attenzione, una volta che ha saltato, già molti anni or sono, lo spinoso ostacolo di paura che gli autori provano nei confronti della sala. Per quest’assurda paura e per essere il teatro in molti casi un fatto commerciale, la poesia si ritira dalla scena alla ricerca di altri ambienti dove la gente non si spaventi perché, ad esempio, un albero si trasforma in una palla di fumo o tre pesci, in grazia di una mano e di una parola, diventano tre milioni di pesci per saziare la fame di una folla. -F.G.Lorca-