NINA DEI LUPI Salve amici, vi parlo di questo libro che ho letto.
La copertina del libro mi ha subito attratto. La figura del lupo è bellissima, il pelo luminoso risalta sullo sfondo nero, le zampe incrociate sono una caratteristica dell'animale selvatico.
Bella anche la frase nella quarta di copertina:
“Nella bolla di silenzio e angosciosa attesa, la natura fa un passo
indietro. Osserva l’idiozia degli uomini.”
La protagonista del libro è una ragazzina di dodici anni di nome Nina che scampata a un massacro e rimasta orfana, è portata dal nonno Alfredo al villaggio di Piedimulo.
Inizio a leggere e rimango colpita dalla scelta delle parole,che creano nella mia mente una sinfonia di immagini. Immagini di un mondo antico, che mi ricordano la gioventù.
Anche se ho vissuto sempre in città, questa confinava ancora con la campagna, con la gente semplice e tanto necessaria che coltivava la terra. Conservo la memoria di antichi cascinali e l’operosità dei suoi abitanti.
La trama del romanzo mi attira, una comunità che si è isolata completamente dal mondo per sfuggire ad un massacro non ben definito.
Continuo la lettura e mi rendo conto, che proprio questa minaccia del passato, non ben definita, rende invece la trama ossessiva e pesante.
Verso la metà del libro, sono descritte scene di violenze detestabili e abusi sessuali che senz’altro si verificherebbero in un mondo nel quale esplode la cattiveria ma l'autore avrebbe fatto meglio a non replicare così spesso, quasi volesse attirare il lettore su un effetto spettacolare per catturarne l’attenzione.
Riporto alcuni passi che mi sono piaciuti.
Mi fa tenerezza pensare all’amuleto di Nina.
“L’amuleto è una piccola castagna quasi perfettamente tonda, lucida, piena, senza scalfitture né ammaccature. L’aveva trovata il primo giorno trascorso in montagna, più di tre anni prima. Stava per terra in mezzo al sentiero, sembrava aspettarla…….”
Fuori dall'abitato era rimasto il cartello che indicava il nome del paese..
“Al bordo della strada, sommerso dalle piante del bosco che l’abbracciavano al modo degli amanti, il cartello blu della municipalità indicava il nome di Piedimulo, il numero degli abitanti e l’altitudine………Il cartello significava una presenza reale, avvertiva che in quel luogo ci stavano delle case con dentro delle persone , degli affetti, qualcosa di vero da tramandare, la memoria di quello che erano stati…..”
Leggete questa antica tiritera, tipicamente contadina che Alfredo e Nina recitano attraversando un ruscello.
“ Acqua corrente la beve il serpente, la beve Dio, la bevo anch’io.”